Stefanina del Lino
LA PORTA APERTA

IO SONO LA PORTA
Gv 10,9
ll richiamo all’unità: cattolici e ortodossi, una sola Sposa.
Il dolore di Gesù.
Tra il 1979 e il 1981, Gesù mi parlò in modo diretto e sorprendente, apparendomi come un maestro tra i banchi di scuola nel Veneto. In quelle manifestazioni mi rivelò una verità che resta oggi di una forza profetica: la divisione tra cattolici e ortodossi è stata un grave errore umano.
Secondo la sua volontà, la Chiesa doveva rimanere indivisa, come lo era nei primi secoli e al tempo di Costantinopoli. Gesù considerava giusto ed equilibrato il modello originario, con un clero formato sia da sacerdoti celibi che da sacerdoti sposati: una complementarità che rifletteva la ricchezza del progetto divino.
Ma C'è MOLTO altro: quella frattura, nata per motivi storico-politici e di controllo economico, oggi è da Lui considerata sorpassata e senza valore. Gesù non guarda ai calcoli umani, ma alla fedeltà della sua Sposa-Chiesa.
Un appello che parla al nostro tempo
Oggi il mondo vive nuove lacerazioni:
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In Ucraina, cattolici e ortodossi si trovano divisi dalle guerre e dalle tensioni, ma condividono lo stesso dolore e la stessa fede.
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A Gaza, cattolici e ortodossi sono sotto le bombe, pregano insieme nelle stesse chiese, testimoniando che l’unità non è teoria ma necessità vitale.
Gesù ci chiede di imparare da questi fratelli che, nella sofferenza, non guardano più a ciò che divide ma a ciò che unisce: la Croce e la Resurrezione di Cristo. Così come la Sacra Sindone è, un vessillo che porta il patimento, persecuzione morte ma, anche la cosa più importante per i cristiani : la vittoria di Cristo.
Perché una Chiesa unita è necessaria oggi
In un tempo di conflitti e smarrimento, il mondo ha bisogno di una Chiesa forte e indivisa, capace di essere:
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segno di pace tra i popoli,
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faro di speranza contro le tenebre della guerra,
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testimone credibile del Vangelo, al di sopra di ogni interesse politico o economico.
Gesù ci ricorda che solo una Chiesa unita può annunciare con forza la Vita e la Risurrezione, come avveniva nei primi secoli della fede. La divisione non è più tollerabile: il suo cuore arde perché cattolici e ortodossi tornino a essere un unico corpo in Cristo.
Sarebbe un segno di grande unità riportare il clero ad esempio, diviso tra monaci ed uxorati, nuova linfa vitale nel nostro tessuto scristianizzato, una "Chiesa in uscita", una saldatura, riappacificazione con i fratelli ortodossi, oltre che le basi per una Chiesa più forte. Tutto in comunione con il Vescovo di Roma, ovviamente, come i primi secoli.